Quando viene pagato il TFR

Se ti stai chiedendo quando viene pagato il TFR, sei nel posto giusto: il Trattamento di Fine Rapporto arriva solo in momenti precisi e con tempistiche che cambiano a seconda del contratto. Ecco cosa sapere per capire davvero quando aspettarti il pagamento.

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Pubblicato il 05 dicembre 2025 , da Camilla Lucchesi

Tempo di lettura : 5 minuti

Sommario :

Il TFR: quando viene pagato

Il TFR corrisponde al Trattamento di Fine Rapporto, cioè un’indennità di fine del rapporto di lavoro, qualunque sia la causa: licenziamento, dimissioni, scadenza del contratto o accesso alla pensione.

Non esiste una scadenza unica per il pagamento del TFR, ma nella pratica molti CCNL prevedono un termine massimo, spesso intorno ai 45 giorni dalla cessazione del rapporto: entro questo periodo il trattamento di fine rapporto dovrebbe essere liquidato a saldo dei trattamenti economici maturati in modo annuale durante l’attività lavorativa.

In presenza di ritardi significativi nel pagamento del TFR, i dipendenti possono rivolgersi a un consulente del lavoro, a un sindacato o a un legale per verificare il rispetto delle norme e dei trattamenti previsti, e valutare le azioni da intraprendere per ottenere l’importo dovuto nel quadro della tutela di previdenza garantita dall’ordinamento.

Che cos'è e come funziona il TFR? La tassazione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) riguarda il regime fiscale applicato alla liquidazione che il lavoratore riceve al termine del rapporto di lavoro con l'azienda. Diversamente dalla normale retribuzione, il TFR non è soggetto all’IRPEF ordinaria ma a una tassazione separata, calcolata su un’aliquota media basata sui redditi degli ultimi cinque anni. Questo sistema tiene conto del lungo periodo di maturazione dell’importo, evitando una tassazione eccessiva. Scopri tutto quella che c'è da sapere.

I tempi del pagamento del TFR

Quindi quando viene liquidato il TFR? 

Questo matura per tutto il corso del rapporto di lavoro e ti viene pagato dal datore di lavoro solo se si verifica una situazione particolare, come la fine della collaborazione con la tua azienda. Secondo la legge non conta il motivo per cui non lavori più per quella determinata realtà e quindi ti deve essere pagato in qualsiasi di questi casi

  • Dimissioni volontarie
  • In caso di licenziamento per qualsiasi motivo
  • Scadenza del contratto a termine
  • Avvicinamento alla pensione

Non può accadere, dunque, che il datore di lavoro non ti paghi il TFR perché hai deciso di dimettersi volontariamente, perché è sempre tenuto a restituire quello che ha accantonato per tutto il rapporto di lavoro.

Per prassi, si considera “congruo” il pagamento del TFR entro i 30 e i 45 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro, anche se in alcuni casi i tempi di liquidazione TFR possono allungarsi.

In alcuni casi, i tempi di pagamento del TFR possono variare in base ad un accordo di rateizzazione della somma che ti spetta. Tu e il tuo datore di lavoro, infatti, potete accordarvi per un pagamento a rate con dei vantaggi sia per l’azienda che per te: 

  • il datore di lavoro spalma un debito che ha in più tempo, evitando di accollarsi subito un’uscita di denaro a volte anche molto elevata;
  • tu hai un pezzo di carta in cui il datore riconosce di avere un debito nei tuoi confronti.

Casi specifici di pagamento del TFR

Ci sono casi specifici in cui viene pagato, ai dipendenti pubblici, il TFR o TFS (Trattamento di fine servizio) in date diverse, come ad esempio:

  • in 105 giorni in caso di inabilità o decesso del lavoratore;
  • in 12 mesi in caso di pensionamento;
  • in 24 mesi per tutte le altre ipotesi di cessazione del rapporto.

Per il pagamento del TFS sono previste invece tre modalità diverse:

  • un’unica soluzione, quando l’ammontare lordo è pari o inferiore ai 50.000 euro;
  • con due rate annuali, se compreso tra 50.000 e 100.000 euro;
  • con tre rate annuali, in caso di ammontare lordo superiore pari o superiore ai 100.000 euro.

Un aspetto che contraddistingue la gestione del Trattamento di fine rapporto è la possibilità per il dipendente di scegliere dove destinare le quote annuali maturate in azienda o in un fondo di pensione integrativa apposito.

Come si calcola il TFR

Ma quindi come si calcola il Trattamento di Fine Rapporto? Per calcolare correttamente il TFR in azienda, è importante seguire una serie di passaggi che tengono conto della normativa vigente e delle specifiche condizioni del dipendente.

  • Determinare l’importo del TFR maturato

Il TFR maturato si calcola accantonando ogni anno una quota pari alla retribuzione annua lorda del dipendente (RAL) divisa per 13,5. Questo importo viene poi maggiorato annualmente secondo un tasso fisso dell’1,5% più il 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo ISTAT.

  • Calcolare l’aliquota media degli ultimi cinque anni

La tassazione separata applicata al TFR richiede di calcolare l’aliquota media degli ultimi cinque anni di reddito del dipendente. Si sommano tutte le imposte pagate nei cinque anni precedenti e si divide il totale per il reddito imponibile complessivo dello stesso periodo. Il risultato è l’aliquota media ponderata.

  • Applicare l’aliquota media al TFR

Una volta determinata l’aliquota media, si applica questa percentuale base all’importo del TFR maturato. Ad esempio, se l’aliquota media calcolata è del 20% e il TFR totale è di 25.000 euro, l’imposta dovuta sarà di 5.000 euro.

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Quando il TFR viene pagato in anticipo

L’anticipo del TFR è una possibilità prevista dai trattamenti di previdenza per i dipendenti, ma con regole precise: serve almeno 8 anni di servizio continuativo nella stessa azienda e si può richiedere il pagamento in anticipo di un importo massimo pari al 70% del TFR maturato come indennità di fine rapporto. I motivi ammessi dal decreto e dalla normativa sui trattamenti di fine servizio sono tre: spese sanitarie importanti per sé o per i familiari, acquisto della prima casa (per sé o per i figli), oppure spese legate a periodi di congedo parentale o formativo, cioè a fasi di sospensione dell’attività lavorativa.

In più, l’azienda può concedere l’anticipo del TFR solo entro certi limiti annuali: ogni anno a non più del 10% dei dipendenti aventi diritto e comunque non oltre il 4% del totale dei lavoratori. Se queste soglie sono già state raggiunte, anche un lavoratore con tutti i requisiti potrebbe non ottenere l’anticipo dell’indennità di TFR, sia nel settore privato sia, dove previsto, in alcuni comparti pubblici, nonostante i trattamenti siano disciplinati da regole comuni di previdenza e pagamento.

Come è tassato il TFR

La tassazione del TFR è diversa da quella dello stipendio e degli altri trattamenti ordinari di previdenza: per capire quanto è tassato il TFR bisogna avere chiaro che non viene sommato al reddito annuale dei dipendenti, ma è soggetto alla cosiddetta “tassazione separata”. In pratica, il TFR segue un binario fiscale a parte rispetto alla pensione e alle altre indennità, secondo regole fissate dal decreto e dalla normativa sui rapporti di servizio dei lavoratori pubblici e privati.

L’aliquota fiscale applicata al Trattamento di Fine Rapporto non è fissa, ma varia a seconda di quanto dura il rapporto di lavoro e in base all’importo medio dello stipendio percepito negli ultimi cinque anni. In generale, oscilla intorno al 23% e il 43%.

Il processo di tassazione ha principalmente due fasi:

  • La tassazione provvisoria (detta anche acconto): quando viene erogata, il datore di lavoro applica un’imposta calcolata in via preliminare;
  • La tassazione definitiva: l’Agenzia delle Entrate calcola nuovamente l’imposta in via definitiva e, in alcuni casi, una parte del TFR liquidato potrebbe dover essere versata al Fisco.

È importante ricordare che il TFR viene tassato solo al momento dell’erogazione della retribuzione da parte dell’azienda e non durante gli anni in cui è accantonato.

Quando viene pagato il TFR se l’azienda fallisce

Nel caso in cui l’azienda dovesse fallire prima della richiesta del dipendente per ricevere il TFR, i tempi necessari per ricevere la buonuscita si allungano, ma il dipendente non perde comunque il diritto a ricevere la liquidazione. Il lavoratore può infatti ottenere il TFR direttamente dall’INPS, grazie al fondo di garanzia a tutela dei dipendenti privati.

È bene specificare che un lavoratore può ottenere il TFR anche nel caso in cui l’azienda non sia fallita, ma il datore di lavoro risulti insolvente: in questo caso,  i tempi si allunga ulteriormente, perché richiede anche il coinvolgimento di un giudice che a sua volta autorizza il pignoramento.

In entrambi i casi, le tempistiche possono variare e a volte potrebbero passare addirittura alcuni anni prima che il lavoratore riesca a ottenere il trattamento di fine rapporto dal datore di lavoro.

Per consultare il tuo TFR online, puoi accedere al portale INPS tramite SPID, CIE o CNS, entrando nella sezione dedicata ai dipendenti privati e ai trattamenti di fine servizio per i lavoratori pubblici e dove puoi verificare il pagamento e l’importo maturato.

Quando viene pagato il TFR in caso di decesso

Nel caso di uno sfortunato decesso di un lavoratore prima di raggiungere l’età pensionabile, si deve fare riferimento all’articolo del Codice civile in caso di indennità di morte. Il datore di lavoro dovrà versare il TFR agli eredi del dipendente, quali il coniuge, i figli o i conviventi a carico del dipendente.

Nel caso in cui nessuno dei parenti stretti sia in vita, il TFR spetta ai parenti fino al 3° grado. E anche in questo caso, gli eredi dovranno attendere prima di vedersi riconosciuto il TFR spettante come eredità. I tempi, infatti, si allungano per via delle diverse pratiche burocratiche da sistemare in ambito di successione.

Quando il TFR viene pagato tramite un fondo pensione

In alternativa all’anticipo, il TFR può essere destinato a un fondo pensione, soluzione che rientra nei trattamenti di previdenza complementare per i dipendenti. In questo modo il TFR contribuisce a costruire una pensione integrativa rispetto a quella pubblica, con un importo finale potenzialmente più elevato grazie ai rendimenti nel tempo.

Inoltre, il fondo pensione permette spesso di ottenere un contributo aggiuntivo del datore di lavoro e benefici fiscali sui versamenti: attraverso regole flessibili di pagamento e possibilità di anticipi senza i rigidi limiti annuali previsti per l’anticipo del TFR lasciato in azienda, si migliorano nel complesso i trattamenti riconosciuti al termine dell’attività lavorativa.

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